Proviamo a prendere la terza, la quarta e la quinta economia al mondo (nell’ordine Germania, Giappone e Gran Bretagna) e a metterle insieme. Arriviamo, così facendo, ad un PIL di circa $ 12.500 MD (rispettivamente $ 4.500 MD, $ 4.200, $ 3.500 MD). Ora prendiamo 7 società (Alphabet-Google, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia, Tesla – ma l’ultima potremmo tranquillamente sostituirla con almeno altre 3 o 4 aziende) e sommiamo il loro valore: raggiungiamo, così facendo, una capitalizzazione complessiva pari a circa $ 13.000 MD (erano circa 5.000 MD un anno fa). Si dirà che il dato non è assolutamente omogeneo (il PIL rappresenta, sotto certi aspetti, il “fatturato” di un Paese, non il suo “valore”, come, di fatto, per una società, è la sua capitalizzazione), ma aiuta a comprendere le dimensioni che alcuni “players” hanno raggiunto.
Il fatto che in 12 mesi hanno moltiplicato per 2 volte e mezzo le loro quotazioni ci da una fotografia, per quanto non uniforme, di cosa sia successo, nell’ultimo anno, sui mercati. Prendere in considerazione un “panel” composto da sole 7 realtà può portare a conclusioni frettolose ed errate, ma è un primo indizio di come si sono mossi, nello stesso periodo, i mercati.
La prima, evidente, considerazione da fare è che le “magnifiche 7” (ma forse sarebbe più opportuno ridurle a 6, visto cosa sta succedendo a Tesla) sono tutte espressione del settore tech, per quanto con business molto diversi.
Altrettanto evidente che si tratta di gruppi statunitensi, a conferma di come il mercato USA rimanga il “faro” che indica la strada.
Un altro dato, osservando il loro andamento di mercato, emerge nitidamente: come in parte anticipato, non si muovono alla stessa velocità. Agli estremi abbiamo Nvidia, “ambasciatrice” dell’Intelligenza artificiale, che continua la sua galoppata senza freni (circa + 275% in 12 mesi, + 89% da inizio anno) e Tesla (– 52% in un anno, – 21%, cioè oltre $ 214 MD, da inizio anno, con una capitalizzazione oggi pari a circa $ 570 MD, e superata, per quanto riguarda le vendite, da società come la cinese BYD, fondata circa 20 anni fa a Shenzhen, il cui marchio è l’acronimo di Build Your Dreams, cioè “Costruisci i tuoi sogni”). Peraltro, sul “capitolo” Tesla ci sarebbero molte cose da dire: dalle “esagerazioni” del “padre-padrone” Elon Musk (non passa giorno che non si legga qualcosa sul suo conto, l’ultima l’ennesimo “endorsement” a favore di Donald Trump), che lo fanno percepire come un personaggio incontrollabile, ai prezzi elevati delle autovetture (la concorrenza cinese, in tal senso, è inesorabile), alle difficoltà nella catena produttiva, nonché alle problematiche recentemente riscontrate, che hanno portato a richiamare molti autoveicoli, tutte cause che stanno portando ad una riduzione dei margini.
Tornando alle valutazioni di mercato, al di là della fortissima crescita delle società di cui sopra, che indubbiamente hanno “trainato” non poco i listini, quanto sta accadendo in queste settimane conferma il clima piuttosto positivo (forse anche troppo) che accompagna questa fase. I rialzi, infatti, un po’ come successo in autunno, coinvolgono tutti gli asset, da quelli più speculativi (come, appunto, i mercati azionari) ai più difensivi, quali sono le obbligazioni, sino ad arrivare all’oro, bene rifugio per eccellenza (ieri ha toccato il massimo di sempre, sfiorando i $ 2.160), e al suo “opposto”, il bitcoin, che, invece, il record lo aveva toccato il giorno prima.
I motivi, peraltro, sono sempre gli stessi, che, in sintesi estremi, si riducono a 2: le attese, sempre più forti, di un ribasso dei tassi e una liquidità che non accenna a diminuire.
Quest’ultimo, forse, può essere considerato l’aspetto più interessante (per quanto ci sia un aspetto che dovrebbe indurre a qualche riflessione). Sappiamo che in Europa e USA le banche centrali stanno attuando il così detto “quantitative tightening, vale a dire la “riduzione dei loro bilanci”, reimmettendo sui mercati, mese dopo mese, parte dei tanti titoli governativi acquistati negli ultimi anni (solo per la FED si parla di $ 90 MD al mese). Allo stesso tempo, in Cina ed in Giappone sta avvenendo, e non da oggi, il movimento opposto, con la People’s Bank of China e la Bank of Japan che immettono sul mercato importanti livelli di liquidità per sostenere l’economia (soprattutto in Cina). Una sorta, quindi, di “vasi comunicanti”, alla ricerca di rendimento (a cui si devono aggiungere i flussi che arrivano dai fondi monetari). Ma c’è anche un altro fattore.
Negli Stati Uniti stanno riemergendo problemi per le Banche Regionali. Ieri, per esempio, la New York Bancorp è crollata del 40%, portando le sue quotazioni a perdere, dall’inizio dell’anno, il 70%. Il problema è sempre lo stesso: la fortissima esposizione verso il settore immobiliare, soprattutto di tipologia commerciale e uffici, un settore che, in città come New York, sta soffrendo moltissimo l’avvento dello smart working. Una crisi che potrebbe riguardare anche altri Istituti. C’è quindi da scommettere che la FED abbia messo un “faro” sul settore: anche perché tra qualche giorno scadrà la linea di credito che la Banca Centrale ha messo a disposizione un anno fa e che ha portato al salvataggio di diversi Istituti. C’è già chi scommette, pertanto, in una proroga o in un nuovo intervento da parte di Powell per evitare guai peggiori. Per cui altra liquidità che potrebbe riversarsi sui mercati.
Questa mattina i mercati asiatici non tengono il passo ai rialzi di ieri sera a Wall Street (Dow Jones, + 0,20%, Nasdaq + 0,67%, S&P 500 + 0,51%).
A Tokyo il Nikkei arretra dell’1,23%, mentre a Hong Kong l’Hang Seng ritraccia dell’1,33%.
Un po’ meglio va a Shanghai, dove le perdite sono limitate allo 0,41%.
Ancora in rialzo la borsa di Taiwan; sulla parità, invece, Seul.
Deboli i Futures, con perdite diffuse, nell’ordine dello 0,30/0,45%.
Petrolio in leggero rialzo, con il WTI a $ 79,11.
Gas naturale Usa a $ 1.945.
Consolida il proprio primato l’oro, a $ 2.163.
Sempre più giù lo spread, ormai ad un passo dei 130 bp (131,9).
Btp al 3,63%, in deciso ribasso.
Bund al 2,31%.
Treasury al 4,11%.
L’€ continua a rosicchiare terreno al $, con l’€/$ che si porta vicino a 1,090 (1,0894).
Bitcoin che continua a muoversi nel range $ 66/67.000.
Ps: domani è l’8 marzo. Al di là delle mimose, di come siano cambiate le cose, non solo da ieri, rispetto alla “parità” tra i sessi lo possiamo verificare da un numero (l’ennesimo). Questo, però, dice molte cose. Questa estate, a Parigi, si svolgeranno i Giochi Olimpici (proprio come 100 anni fa). In quella edizione, le atlete erano il 4,4% sul totale dei partecipanti. A questa sono iscritti 10.500 atleti in totale. Quante di sesso femminile: 5.250. Quanti di sesso maschile: 5.250. Per la prima volta nella storia, quindi, si avrà una vera, e non presunta, parità.